da Harmony Protector » 14/06/2013, 19:27
Dolore. Più precisamente rammarico. Insomma, un senso di male interiore, per intenderci.
Anche se simili sensazioni non si dovrebbero provare quando ci si trova davanti un tramonto magnifico com'erano di norma quelli di Ponyville durante il solstizio estivo, il pegaso blu, spossato dal viaggio e complice dei propri ricordi di cui ormai si era invaghito, aveva altro a che pensare per fermarsi ed ammirare il paesaggio come avrebbe fatto un turista spensierato e privo di alcun problema al mondo.
Tale pegaso, giovane d'età e alquanto avvenente d'aspetto, aveva un manto blu cobalto lucente che andava a confondersi facilmente nella penombra anche nelle notti di luna più limpide. La criniera incolta e leggermente arruffata si componeva nei colori evanescenti del grigio e dell'azzurro, che unite al pigmento del manto completavano un'ipotetica tavolozza della volta celeste diurna e notturna.
Non indossava niente di particolare, se non la sua fida borsa a tracolla ed un paio di grandi braccialetti ad anelli che cingevano entrambe le zampe posteriori. Li aveva ricevuti in regalo dalla madre sul letto di morte e in sua memoria non se ne sarebbe mai separato.
Le sue ali, notevolmente sviluppate rispetto ad un ordinario pegaso, erano intente a sferzare freneticamente l'aria circostante creando dei mulinelli che, sebbene venissero in maggior misura scaricati al suolo senza conseguenze, in parte si disperdevano per decompressione contro le sue piume, aumentando i suoi sforzi a vista d'occhio.
Se non fosse stato per la stanchezza, li avrebbe sopportati senza problemi. Si decise quindi, dopo quasi cinque ore di volo ininterrotto, a planare sui campi attigui alla famigerata Everfree Forest per far riposare un po' le ali affaticate. E cercare un riparo per la notte imminente.
Tuttavia, nel tentativo di sopprimere la spossatezza accumulata che gli avrebbe causato problemi nell'atterraggio, virò con forza verso il basso finendo in una imprevista corrente d'aria che sbilanciò irreversibilmente il suo assetto di volo.
Prima che potesse rendersene conto, si trovò il suolo a pochissimi metri dagli zoccoli, procedendo ad una velocità ancora troppo elevata per poter atterrare evitando di farsi sospingere rovinosamente a terra. Deglutì, avvertendo il pericolo incombente, ma non si perse d'animo.
La fitta penombra della zona gli ostacolò la vista, limitando la sua percezione agli ostacoli più alti come alberi e cespugli, ignaro del preciso tipo di terreno. Dopo aver percorso cinquanta metri senza riuscire a fermarsi, stufo marcio della scomoda situazione, il pony decise di ponderare la velocità giusta per tentare un atterraggio d'emergenza il più privo possibile di eventuali lesioni, a patto che si fosse fermato in una buca attutendo l'impatto conseguente con le zampe posteriori: era una tecnica appresa alla scuola di volo di Cloudsdale e al proposito dicevano che nel migliore dei casi un tizio che la metteva in pratica se la sarebbe potuta cavare con uno zoccolo slogato; nel peggiore, con un'anca fratturata.
La fortuna, come per dire, era dalla sua: scorse fra l'erba alta una leggera depressione sul terreno dove avrebbe potuto dirigersi per l'atterraggio. E così fece, già pronto ad arrestarsi.
Soltanto che non era una buca, ma un piccolo specchio d'acqua reso invisibile dall'erba circostante...
"PER CELESTIA, FERM..."
SPLASH!
Il rumore della sua entrata in acqua pose fine al turbolento atterraggio. La modesta quantità d'acqua non era abbastanza profonda per farlo inabissare, ma fu comunque sufficiente ad inzuppare il pegaso da capo a zoccoli. Si rialzò furibondo saltando di lato, fuori dalla pozza.
"Oh no, ma porc... non è possibile!!”" imprecò, avvertendo la fastidiosa sensazione della criniera infradiciata farsi strada nei suoi capillari cutanei.
Si scrollò come meglio poteva l'acqua di dosso, poi strizzò via l'umido dalla propria borsa. Dalla limpidezza che avvertì, si ritenne fortunato almeno del fatto che non si trattasse di acque stagnanti.
Il pegaso si sedette su una roccia costeggiante il piccolo laghetto e rimase lì a lungo a contemplare il proprio riflesso illuminato dai primi raggi di luna, cercando di sorvolare il piccolo incidente.
"Proprio un atterraggio da dimenticare... Magari il più umiliante, ma di sicuro non il più doloroso".
Sebbene il suo fisico fosse ancora incolume, nell'animo era decisamente messo male.
Rimorsi, solo e soltanto rimorsi. Come poteva il ritrovo prossimo di un parente alla lontana, residente a Ponyville, rivangare i ricordi che aveva da lì ad un anno a questa parte?
Non trovando una risposta plausibile, diede distrattamente uno sguardo all'ambiente.
Il paesaggio rurale attorno a Ponyville si presentava bucolico e pittoresco, bello come pochi. L'erba alta situata negli appezzamenti incolti rasenti ai campi faceva aleggiare un'acre ed intenso aroma, che andava rapidamente disperdendosi nella lieve brezza della sera.
Perfino i rumori di sottofondo provenienti dal centro abitato si fecero più attenuati, consolidando un silenzio innaturale che dava libero sfogo ai propri pensieri, esaltandone l'astrattezza fin quasi a renderli concreti. Precisamente l'atmosfera di cui aveva bisogno quel pegaso irrequieto per lasciarsi un po' andare prima di fare ritorno alla trivia realtà.
Cullato dall'ambiente, si perse per qualche istante nel ricordo del lontano paese di Lone Tree che aveva visitato l'anno precedente, quegli strani avvenimenti di cui non ebbe mai risposta e la singolare gente del posto con cui ebbe a che fare.
Ne ricordava appena i nomi: Voidfire, Navel, Porcupine, Iris... e forse qualcun altro.
Sorrise, ripensando alle loro indoli: erano sì tipi strani ed eccentrici, ma anche molto originali.
Ecco cosa: originalità. Era forse questo di cui aveva bisogno? Migliorare incondizionatamente la propria vita? Dare definitivamente un calcio al passato che lo tormentava? In pratica... ricominciare da capo e con più regolarità nelle scelte?
Non che le ipotesi fossero da scartare, ma sicuramente c'era una questione ben più...
Di colpo, un'improvvisa spira di brezza lo riporto alla realtà con un brivido: il suo manto era ancora fradicio e di certo il vento non lo avrebbe aiutato ad asciugarsi.
Scosse la testa e si guardò attorno con attenzione, cercando una impensabile fonte di calore nei pressi della sua "zona di schianto".
Poi vide una luce in lontananza balenare tra la fitta vegetazione che si stagliava tutt'intorno.
Non poteva che trattarsi del bivacco di qualche pony.
Promettendo a sé stesso di rinunciare al volo prima che quella notte si fosse conclusa, si incamminò in direzione della fonte luminosa. Le sue orecchie captarono dei discorsi di sottofondo lunghi e pronunciati, come di qualcuno intento a spiegare una storia.
Finalmente, nel giro di pochi minuti giunse sul posto, ma da quel che vide ebbe un tuffo al cuore più brusco di quanto fosse stata la sua caduta.
C'erano due campeggiatori e uno di loro era un drago. Un vero drago, anche se ancora in tenera età.
Non ne aveva mai visto uno così da vicino; ed era pure convinto di aver viaggiato talmente in lungo e in largo per il regno da non essersi perso un singolo tassello della natura del territorio o degli abitanti presenti.
Stette a fissarlo con una lieve vena d'indiscrezione per alcuni secondi che parvero interminabili.
"Caspita. Per quanto non mi vada a genio il mio vecchio, allora su una cosa aveva ragione: indipendentemente dalle proprie esperienze, può esserci la prima volta per qualsiasi cosa che non ti aspetti" pensò fra sé, con atteggiamento notoriamente laconico.
Il pegaso si trattenne dal manifestare oltre il proprio stupore, anche perchè voleva unicamente riposarsi; non era affatto il caso di tirarla per le lunghe facendo domande stupide a chi poteva offrirgli ospitalità senza chiedere nulla in cambio.
Beh, certo, se solo avesse giocato bene le sue carte.
Si schiarì la gola è disse: "Buonasera a voi! Scusate se disturbo, mi chiamo Skyredoom e sono un ex-mercante di New Saddle, al momento errante e disoccupato. Sono in viaggio verso Ponyville per far visita a un vecchio parente che ultimamente non se la passa troppo bene: capirete, in certi frangenti la famiglia viene prima di ogni altra cosa. Strada facendo ho scorto il vostro rifugio grazie alla luce del fuoco e... beh, col vostro permesso, non è che potrei asciugarmi e trascorrere qui la notte? Una soltanto, domani stesso toglierò le tende".
Riprese fiato e con un piccolo ammicco terminò la frase: "Lo so, forse la mia richiesta vi sembrerà troppo avventata, del resto ci siamo appena incontrati, ma ormai è tardi per proseguire e starei letteralmente crepando sia di freddo che di sonno... ".